Per il 2025 è stato confermato il bonus per le mamme lavoratrici, nel contesto di iniziative che prevedono anche l’ampliamento dell’indennità da congedo parentale pari all’80% della retribuzione per tre mesi, e il consolidamento del bonus nido, un contributo al pagamento delle rette di frequenza degli asili nido variabile in base all’ISEE.
Una buona notizia per chi deve coniugare l’attività lavorativa con la gestione dei figli. Ma per capire se si può beneficiare dell’esonero contributivo bisogna leggere con attenzione il provvedimento, che contiene alcune novità rispetto al passato: dall’ampliamento della platea di riferimento al limite di reddito per poterne usufruire.
In particolare, l’esonero è previsto per le mamme lavoratrici con almeno due figli di età inferiore ai dieci anni per un importo annuale massimo di 3.000 euro, diviso in rate di 250 euro al mese. La nuova versione del bonus prevede minori contributi previdenziali versati, ma questo non impatterà sull’importo della pensione perché rimane uguale l’aliquota di computo delle prestazioni previdenziali.
Attenzione, però, dal 2027 l’agevolazione prevista dal bonus per le mamme lavoratrici sarà possibile solo per le madri con almeno tre figli e fino ai 18 anni del minore.
L’ampliamento della platea
Una novità importante prevista dalla Legge di Bilancio è la platea di riferimento del dispositivo. A differenza del passato, infatti, l’agevolazione comprende ora, oltre alle lavoratrici con contratto a tempo indeterminato, anche quelle che percepiscono reddito da lavoro autonomo, d’impresa in contabilità ordinaria o semplificata e da partecipazione. Questo garantirà supporto a un numero maggiore di donne, che si trovano a dover conciliare la libera professione con la maternità.
Restano però escluse le lavoratrici autonome con regime forfettario, che godono già di altre agevolazioni, le madri di un solo figlio (anche se disabile), le lavoratrici domestiche, le collaboratrici occasionali, le pensionate e disoccupate.
Un’altra novità significativa di quest’anno riguarda l’introduzione di una soglia massima di 40mila euro annui di retribuzione o reddito imponibile ai fini pensionistici per beneficiare del bonus. Questo per favorire un sostegno soprattutto alle persone che ne hanno maggiormente bisogno.
L’importo preciso dell’esonero, che sarà parziale e non più totale come in passato, sarà inoltre stabilito tramite un decreto del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, in accordo con il ministro dell’Economia e delle Finanze, nei trenta giorni successivi l’entrata in vigore della legge di Bilancio di quest’anno.
L’agevolazione non sarà inoltre possibile per chi già beneficia dell’esonero contributivo stabilito dalla legge di Bilancio 2023, che prevede per le donne con almeno tre figli un’esenzione totale fino alla fine del 2026.
Per la decontribuzione delle madri lavoratrici il governo ha previsto un limite massimo di spesa di 300 milioni l’anno.
La domanda da presentare all’Inps
Se pensate di avere tutti i requisiti necessari, dove e come dovete presentare la domanda per beneficiare dell’agevolazione?
Chi è dipendente deve iniziare a comunicare la richiesta al datore di lavoro fornendo tutte le informazioni necessarie, a cominciare dal numero di figli.
In alternativa, è possibile utilizzare la piattaforma online “Utility esonero lavoratrici madri” tramite cui inviare i propri dati – dai figli a carico ai relativi codici fiscali – all’Inps.
Nel caso di lavoro autonomo le modalità da seguire per inoltrare la richiesta saranno stabilite in appositi decreti attuativi o nelle circolari Inps, ma si può ipotizzare saranno simili a quelle già disponibili online per le lavoratrici dipendenti.
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