Carriera non lineare: come cambia il nostro percorso lavorativo

Etjca carriere non lineari

Un tempo, scegliere un percorso di studi significava spesso definire una carriera e seguire una strada ben delineata, che raramente subiva scossoni o deviazioni.
Oggi invece le cose sono nettamente cambiate e si parla sempre più spesso di carriere non lineari.
Il lavoro negli ultimi anni ha subito molte trasformazioni, la flessibilità oraria e lo smartworking hanno consentito un maggior equilibrio tra vita privata e quella professionale, facendo in alcuni casi riscoprire attitudini, passioni e capacità dimenticate. Questa differente visione, unita a molti altri fattori, ha portato molte persone a mettere in discussione il proprio percorso, ruolo, mansione e persino settore.
La strada lavorativa non ha quindi più una sola direzione, ma può subire deviazioni lungo il percorso.

Se in Italia cominciamo a fare queste considerazioni solo da qualche anno, in altri Paesi e oltre oceano questa è ormai la normalità e diversi studi hanno esaminato questo fenomeno, rivelando evidenze significative.
Negli ultimi decenni, l’età lavorativa adulta – dai 25 ai 50 anni, un periodo chiave per la produttività e il potere di guadagno di un individuo – è passata dall’essere una fase di relativa stabilità a un periodo di scoperta, irrequietezza e sperimentazione. Mentre i baby boomer cambiavano in media 11 lavori durante la loro carriera, i millennial, molti dei quali hanno iniziato a lavorare nel difficile contesto post Grande Recessione, sembrano destinati non solo a cambiare più spesso impiego, ma a ripensare interamente le loro traiettorie professionali.

 

Cambiare lavoro o metterlo in pausa

 

Un nuovo modello di carriera sta quindi prendendo piede: quello non lineare o liquido, dove i percorsi sono frammentari e le soft skills vengono valorizzate diventando determinanti. Cambiare lavoro o avere pause per approfondire attitudini o sviluppare nuove capacità non è più qualcosa di impossibile o malvisto, anzi è sempre più frequente. In America, così come recentemente anche in Italia, i recruiter hanno iniziato a cercare personale al di fuori dei contesti tradizionali. Questo approccio mira a diversificare i punti di vista, integrare competenze trasversali e rispondere meglio a esigenze sempre più varie e mutevoli.

 

Il posto fisso non è più per tutti

 

Se prima si sceglieva un’azienda e si cercava di far carriera al suo interno fino all’età pensionistica, al giorno d’oggi questo diventa sempre più irrealizzabile a causa di:

  • aumento dell’età dei lavoratori (si va in pensione più tardi);
  • crisi economica e scossoni vari che hanno messo in ginocchio settori e aziende;
  • difficoltà dei lavoratori ad accettare un lavoro che occupi tutta la giornata;
  • maggior consapevolezza delle proprie attitudini e ambizioni;
  • rincorsa a contributi salariali migliori e nuove prospettive di carriera;
  • nuovi contratti flessibili (meno indeterminato e più partite IVA).

 

Alcuni di questi fattori possono essere considerati uno svantaggio per lavoratori e lavoratrici, ma è vero anche che è possibile cavalcare questa tendenza per migliorare la propria situazione lavorativa dal punto di vista sia salariale sia della qualità della vita.

 

Il CV ideale per una carriera liquida

 

Per valorizzare la scelta di questo tipo di percorso è importante saper mettere in luce alcuni aspetti della propria carriera all’interno del CV, come ad esempio: le soft skills, i percorsi di formazione, le esperienze di volontariato, le collaborazioni e i progetti trasversali, le proprie passioni. Queste esperienze arricchiranno il proprio racconto personale, offrendo nuove sfaccettature e lasciando aperte maggiori opportunità.

Anche il settore del recruiting deve evolversi parallelamente, adottando nuovi criteri di valutazione. Spetta ai recruiter la capacità di cogliere, durante i colloqui, sfumature caratteriali e peculiarità che possono rivelarsi cruciali per percorsi di carriera inediti e promettenti. Solo attraverso un approccio più aperto e innovativo, è possibile valorizzare il potenziale nascosto dei candidati e adattarsi alle mutevoli esigenze del mondo lavorativo.

 

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