Quando si è alla ricerca di un impiego, l’attenzione ricade unicamente sul superamento del fatidico colloquio di lavoro. Ma che cosa succede dopo aver superato l’iter di selezione?
Il desiderio di ogni dipendente è quello di essere inserito in un ambiente stimolante, in cui riuscire a dimostrare le sue skills grazie al supporto di capo e colleghi.
Colui che ha il compito di trasmettere i valori di lealtà e dedizione è il datore di lavoro, pronto a influenzare direttamente la felicità, la soddisfazione, la produttività e le prestazioni dei lavoratori.
Solo il 21% dei collaboratori però lo incontra settimanalmente ed il 17% riceve un feedback significativo.
Scopriamo insieme, in questo articolo, l’importanza di lavorare per un capo che ti sostiene e come creare un rapporto proficuo.
Creare buone relazioni con il proprio superiore
Non bisogna recarsi al lavoro pensando di dover compiere un’attività in maniera meccanica.
Abbiamo anticipato che, per essere soddisfatti a pieno del proprio ruolo, è importante costruire una relazione sana e distesa con il team di lavoro, specialmente con il capo.
Sappiamo che implica un vero e proprio impegno reciproco ma vediamo da dove cominciare.
Iniziare a conoscere il proprio superiore implica:
- Comprendere il suo umore: parliamo di una persona ricca di impegni e responsabilità. Un sorriso, un buongiorno oppure una tazza di caffè possono far iniziare una giornata nel verso giusto.
- Instaurare una buona comunicazione, non solo con il professionista ma anche con la persona nascosta dietro la divisa. Ci sono semplici domande fanno la differenza, ad esempio “Come sta?” oppure “Come pensa di trascorrere il fine settimana? nei momenti di condivisione delle pause;
- Analizzare nel dettaglio il suo modo di lavorare: potresti imparare nuove ed importanti nozioni a livello pratico e professionale.
Che cosa può fare un buon dipendente?
Ci sono alcuni comportamenti di routine che un dipendente può scegliere per favorire l’instaurazione di un rapporto proficuo.
- Chiarire i dubbi direttamente con il capo. Sia che si tratti del primo impiego che di una nuova professione, è importante non fallire solo perché si è lasciato qualcosa di incompreso. È più apprezzabile mostrarsi interessati ed incuriositi piuttosto che concludere nel peggiore dei modi una collaborazione.
- Rispettare i tempi. Essere un capo significa mettersi a disposizione delle persone che concorrono alla crescita dell’azienda che dirige.
- Comunicare in maniera diretta. Il tempo che si ha a disposizione per il confronto è sacro. Bisogna evitare di girare intorno alla questione che si vuole esporre, sforzandosi ad usare parole chiare che non lascino spazio a fraintendimenti futuri.
I grandi leader si preoccupano del benessere dei dipendenti
Hai mai sentito parlare del gruppo Ferrero? Lo sapevi che, oltre 40 anni fa, Michele Ferrero si è preoccupato di scrivere per i suoi responsabili una breve guida dedicata unicamente al rapporto con il personale?
La relazione capo – dipendente quindi è un impegno quotidiano reciproco: l’errore è pensare che sia sempre il leader a dover fare il primo passo.
L’incipit con cui Ferrero ha deciso di introdurre le norme per il benessere della sua azienda è il seguente: “quando parli con un individuo ricorda: anche lui è importante!”
L’attenzione è posta principalmente su:
- L’importanza del tempo che si dedica ai propri collaboratori, non devono essere briciole;
- Non far mai sentire piccoli i dipendenti solo per accrescere il proprio potere;
- Prendere decisioni chiare e comprensibili dai collaboratori;
- Comunicare gli apprezzamenti, in segno di riconoscimento dello sforzo fatto per giungere al risultato;
- Fare delle critiche costruttive, solo quando strettamente necessario;
- Non prendere mai decisioni affrettate, dettate dall’istinto;
- Essere capaci di ammettere i propri errori, al fine di non ripeterli.
Quali sono i vantaggi in termini di business?
- La riduzione dei conflitti interni, e di conseguenza delle perdite di tempo;
- L’aumento della fedeltà dei lavoratori. Un dipendente contento difficilmente cercherà un impiego in un altro posto di lavoro;
- L’incremento della produttività.
Come la leadership influenza il turnover del personale
Terminiamo il nostro approfondimento con qualche dato. Quante volte, in seguito ad un inserimento in un nuovo ambiente di lavoro, ti hanno posto la fatidica domanda: ti piace il tuo lavoro?
Il rapporto Gallup «State of the global workplace» ha provato a capire le risposte in 155 paesi nel mondo e i risultati sono tutt’altro che incoraggianti. Soprattutto per l’Italia. Il nostro paese si posiziona all’ultimo posto come tasso di «engagement», un termine che possiamo tradurre come coinvolgimento dei lavoratori.
Sono proprio i capi ad incidere sull’impegno e la motivazione dei collaboratori. Il cambio occupazionale può essere dettato non dalla ricerca di un impiego migliore ma di un manager all’altezza.