Attualmente le aziende che stanno sviluppando team work di successo uniscono l’intelligenza emotiva a una corretta leadership.
Il raggiungimento degli obbiettivi aziendali nel migliore dei modi e nei tempi prestabiliti è una delle azioni più importanti all’interno di un’azienda.
Quando si parla di team work si intende un gruppo di persone con skills differenti che lavorano insieme per conseguire un determinato obbiettivo entro una dead line e, solitamente, sono guidati da un team leader o project leader. Questa figura ha il compito di portare la squadra al conseguimento dell’obbiettivo prefissato nel migliore dei modi e ha il compito di guidare il team, un po’ come il capitano di una nave che si avvale della sua ciurma per arrivare a destinazione.
Il contesto attuale ha messo a dura prova tutti i lavoratori. Lo smart working ha reso più “freddi” i rapporti lavorativi creando un senso di non appartenenza e di disagio, questo ha potato alla necessità di essere connessi quindi di sentirsi parte di un gruppo.
La leadership è una skill innata che bisogna coltivare e sviluppare nel corso del tempo. Per un leader è fondamentale riuscire ad instaurare un rapporto di fiducia col proprio team e per farlo bisogna saper ascoltare, dare feedback costrittivi, prendere decisioni corrette, creare un gruppo, proseguire le proprie idee, spronare a migliorare le proprie competenze e delegare alcuni compiti e chi può svolgerli egregiamente.
Queste accortezze, anche se sembrano piccole, sono importanti per far sentire il collaboratore una risorsa integrante e valida per il gruppo così da portarlo a migliorare le proprie performance.
Leadership e EQ
Un team leader che si rispetti possiede l’intelligenza emotiva, scientificamente detta quoziente emotivo, che permette di prendere decisioni ideali grazie alla “collaborazione” tra la parte emotiva e la parte razionale del nostro cervello. Queste scelte sono definite “emotivamente intelligenti” perché sono prese con una consapevolezza del 100%.
A livello aziendale questa tipologia di decisioni conforme ai valori del soggetto riesce a influenzare positivamente il team per il conseguimento dell’obbiettivo, ciò porta alla creazione e alla condivisione di una vision collettiva.
Grazie a questa introduzione è possibile presentare l’efficacia dell’EQ, acronimo di emotional intelligence, come fondamento della leadership.
Queste due skills unite portano a tre macro aree di competenze:
- Self Awarness, cioè Consapevolezza di sé.
Un individuo conscio delle proprie emozioni e delle proprie abitudini ha la capacità di migliorarsi. Essere consapevole dei propri comportamenti permette di modificare quelli “sbagliati” e saper controllare le proprie emozioni consente di prendere decisioni razionali così da ammortizzare gli effetti negativi.
- Self Management cioè Gestione del sé.
In quest’area si attiva la capacità di mettere in atto un cambiamento guardandolo con occhi positivi, si è spinti dalla voglia di raggiungere i propri obbiettivi e si accettano le emozioni come un tassello indispensabile per prendere scelte strategiche.
- Self Direction cioè Direzionamento del sé.
Chi sa autogestirsi porta inconsapevolmente le persone a fidarsi e riesce ad instaurare delle relazioni sociali solide e durature. Questi rapporti nascono dall’empatia e dalla capacità di coinvolgere gli altri in una determinata vision basata su orientamenti condivisi che danno significato all’operato quotidiano.
La leadership perfetta: l’unione delle skills
Concludiamo spiegando il vero valore aggiunto della combinazione tra queste due competenze trasversali. Come è stato spiegato precedentemente è possibile raggrupparle nelle soft skills poiché sono innate nell’individuo, è possibile svilupparle nel corso del tempo ma partire già con una buona base porta a migliori risultati.
Il Team Leader del XXI secolo è capace di prendere dal lavoro emotivo il meglio per poi tradurlo nel lavoro quotidiano e sa coinvolgere realmente la sua squadra.
È giusto precisare che se questa tipologia di leadership sarà solo “accessoria” non potrà potare ai risultati sperati e rischierà di far perdere al leader il suo ruolo di “capitano”, quindi la sua credibilità e autorità agli occhi dei suoi collaboratori.