Quando si parla di lavoro, il contesto è fondamentale. L’epoca, la società, i costumi, le abitudini del mondo in cui viviamo incidono fortemente sul mercato del lavoro e ne definiscono la conformazione, l’evoluzione ed i trend, riflettendosi irrimediabilmente anche sui lavoratori. Alla luce dell’evoluzione tecnologica che contraddistingue questo momento storico e della sua costante accelerazione, quali saranno le professioni del futuro? Come ci adatteremo ai cambiamenti in atto?
Un cambiamento continuo, dalla rivoluzione industriale
Il primo, grande cambiamento nel mondo del lavoro l’abbiamo visto con la rivoluzione industriale, alla fine del 18° secolo. Prima di allora, l’attività lavorativa era spesso artigianale, individuale, domestica e altamente pratica: pochi attrezzi semplici e piuttosto antichi. Ma l’arrivo delle fabbriche, dei macchinari e della produzione in serie ha cambiato tutto. L’organizzazione del lavoro ha preso una piega completamente nuova, perché l’artigiano -esperto, competente, abile e in grado di compiere il lavoro dall’inizio alla fine- ha lasciato il posto all’operaio, che spesso compiva un unico passaggio, ripetitivo e meccanico.
È in questo momento che donne e bambini iniziano ad entrare nel mondo del lavoro, e con loro arrivano le prime regole del mercato – seppur insufficienti, ai tempi, a prevenire turni troppo lunghi, malattie, infortuni, ritmi estenuanti ed epidemie.
Sarà la nuova cultura del lavoro, tra Ottocento e Novecento, a cambiare le condizioni di chi lavora e a conferire loro un profilo sociale sempre più marcato. Il lavoratore diventa autorevole e la professionalità diventa sinonimo di identità e garanzia di senso di appartenenza, stabilità, autostima.
Il mondo del lavoro oggi
I cambiamenti sociali, economici e culturali degli ultimi anni hanno fatto sì che, man mano, ci fosse sempre meno bisogno di forza fisica e sempre più necessità di competenze intellettive e/o relazionali. Il Bureau of Labor Statistics americano ci dice infatti che, da qui a 5 anni, le professioni che si svilupperanno più rapidamente avranno a che fare con il capitale intellettuale da un lato e con la cura della persona, dall’altro.
A dimostrarlo, il fatto che terapisti, fisioterapisti, sviluppatori web, interpreti, traduttori ed esperti di statistica rientrino oggi tra le figure maggiormente ricercate. In generale, però, possiamo dire che sono le competenze sociali a caratterizzare questo periodo storico. L’uso crescente della tecnologia e, con essa, la diffusione di sensori, la crescente interconnettività, l’avvento delle smart machine e le nuove forme di produzione di valore abbreviano le distanze facendo di comunicazione, connessione e collaborazioni elementi centrali del mondo del lavoro.
Proposte di lavoro nel 2035: le professioni del futuro
È proprio sulla scia di quest’impennata tecnologica, la cui evoluzione non può che accelerare di giorno in giorno, che ci si inizia a porre alcune domande, come: cosa accadrà tra 15 anni? Quale sarà il ruolo dell’uomo? Le macchine ci sostituiranno del tutto?
Verosimilmente quello che ci aspetta non è uno scenario apocalittico, ma sicuramente da parte nostra sarà necessario un forte spirito di adattamento. In un contesto in continuo mutamento, in cui un dispositivo diventa obsoleto dopo un paio d’anni, flessibilità e curiosità non sono più opzionali. Prepariamoci quindi ad aggiornamenti frequenti, a multiculturalità e versatilità.
E, se è pur vero che con questa impennata digitale alcune professioni andranno a scomparire del tutto, è altrettanto chiaro come stiano nascendo moltissimi nuovi lavori incentrati proprio sulla gestione di piattaforme web, social, o basate sulla user-experience, ecc.
Competenze e skills per garantirsi un posto di lavoro
Se dovessimo ipotizzare le proposte di lavoro dei prossimi 15 anni, sicuramente potremmo definire una serie di caratteristiche che le esigenze di mercato andranno a premiare:
- La partecipazione a corsi di studio altamente professionalizzanti, soprattutto indirizzi ad alta specializzazione quali ingegneria, matematica, statistica e informatica o infermieristica;
- La conoscenza delle lingue: indiscutibilmente l’inglese, che risulta ancora al primo posto, e possibilmente una seconda lingua;
- Multiculturalità, apertura mentale e almeno un’esperienza all’estero nel CV saranno sicuramente d’aiuto, soprattutto per chi punta ad un impiego al di fuori dell’Europa;
- Soft skills come creatività, empatia, flessibilità e capacità di relazionarsi con gli altri.
Tra i professionisti più richiesti potremo trovare: data protection officer, medical avisor, e-commerce e retail manager per negozi online, food & beverage manager per grande distribuzione e ristorazione. In aggiunta, in un’ottica squisitamente green, avranno grande spazio anche i giardinieri e i contadini urbani, dediti alla valorizzazione del verde pubblico.
Sta di fatto che, in ogni caso, non temiamo la sostituzione dell’uomo da parte delle macchine, almeno non in toto, e questo proprio perché “Le macchine supportano l’uomo nello svolgimento delle sue mansioni, ma sono l’intuito e la creatività che portano ad un risultato ottimale e ad un valore aggiunto. La sensibilità e la passione rendono unico l’essere umano”.