Tra i trend che stanno dominando il mondo del lavoro, vi è in prima linea il reskilling e la formazione continua del personale.
Una rivoluzione in atto
Secondo il World Economic Forum “il mondo del lavoro verrà totalmente rivoluzionato… abituiamoci dunque a questa idea: è molto semplice quello che sta succedendo, anche se facciamo finta che non vi sia alcun cambiamento, l’industria 4.0 (evoluzione che nasce dalla quarta rivoluzione industriale volta al raggiungimento della produzione industriale del tutto automatizzata e interconnessa) cambierà completamente i connotati di questo pianeta e noi al suo interno dovremmo quindi, essere in grado di rimanere aggiornati.”
Facciamo un esempio: gli alberi da cocco possono sopravvivere agli uragani. Lo sapete il perché?
Perché i loro tronchi sono malleabili e flessibili, pronti a cambiare in base alla situazione alla quale vengono sottoposti. Tale metafora ci può aiutare a capire esattamente quello di cui abbiamo bisogno per convivere con i tempi difficili dell’economia odierna.
Pertanto, poniamoci questo quesito: se ci comportassimo come gli alberi da cocco? Se puntassimo, nell’ottica dell’industria 4.0, ad aggiornare costantemente le nostre skill in modo da reagire in maniera dinamica alle esigenze del mercato?
Saremmo una forza flessibile, pronta ad adeguarsi a qualsiasi cambiamento economico.
Nel mondo in rapida evoluzione di oggi, c’è un pressante bisogno per i lavoratori di aggiungere nuove competenze professionali e conoscenze al loro repertorio.
Quindi il reskilling dei dipendenti non è più solo un vantaggio: è un must-have per sopravvivere a questo uragano che è stato il 2020.
Gli economisti moderni ci assicurano che a fronte della sostituzione di un lavoratore umano con una macchina, ci sarà una nuova opportunità di occupazione per l’uomo. La condizione sine qua non è che quest’ultimo sappia cambiare, sia volenteroso di imparare e sappia cooperare con l’avanzamento della tecnologia.
Proprio qui entra in gioco il reskilling.
Cos’è il reskilling?
Letteralmente significa “rigenerare le proprie competenze professionali”.
Secondo questo concetto, bisogna attivare un percorso di formazione continua per non adagiarsi nella propria confort-zone, apprendendo così più competenze possibili.
In passato, una volta assunti in una determinata Azienda ci si poteva trovare a compiere per molti anni il medesimo incarico. Oggi tendenzialmente non è più così: per poter rimanere in Azienda, ma soprattutto per continuare a dare valore aggiunto alla società per la quale lavoriamo, è essenziale effettuare reskilling.
Questo termine fa dunque riferimento all’apprendimento di nuove competenze professionali, diverse da quelle di cui il lavoratore dispone in partenza. Lo scopo è quello di permettere al dipendente di ricoprire un nuovo ruolo, qualora la sua mansione risultasse obsoleta nel tempo.
Si differenza, pertanto, dall’upskilling che a sua volta indica il rafforzamento delle competenze di un dipendente, con lo scopo di rendere questa persona più efficiente e qualificata nel ruolo che già ricopre.
Come si svolge il reskilling?
Tre sono i principali metodi per svolgere l’attività di reskilling.
- Si parte dalla selezione del personale: quando si portano nuove risorse in azienda bisogna scegliere soggetti che abbiano voglia di imparare e che siano flessibili ai mutamenti che possono essere messi in atto all’interno di un’Impresa.
- Si valorizza la collaborazione tra realtà professionali e scuole, università e tutti quei centri di formazione innovativi, per far sì che ci sia un passaggio continuo di nuove competenze e una comunicazione costante scuola-lavoro.
- Infine, il punto che tecnicamente si chiama “reverse mentoring”. Le persone più Junior, fresche di studi e più aggiornate rispetto ai trend del momento, dovrebbero passare le loro conoscenze ai propri Senior, mentre al contrario i dipendenti con più esperienza dovrebbero essere disposti a insegnare al neo-collaboratore il proprio bacino di competenze accumulato nel tempo. Si crea così una circolarità delle competenze.
Come possiamo intervenire?
Esistono tre linee guida principali da seguire per “stare al passo” con l’economia e con il mondo del lavoro:
- L’automazione dei processi produttivi;
- La cooperazione, non solo tra macchine e uomini ma anche tra uomini e uomini;
- La formazione continua.
Secondo recenti stime un italiano su due possiede competenze obsolete e solo il 24% di questi fa formazione.
Di conseguenza, un adulto su due risulta potenzialmente bisognoso di reskiling per via delle sue competenze professionali obsolete o che lo diventeranno presto.
Per riuscire a rimanere “in sella” dobbiamo dunque iniziare ad aggiornarci.
Avere un nuovo strumento nella propria cassetta degli attrezzi all’inizio può sembrare difficile, ma una volta che si prende dimestichezza e si impara ad utilizzarlo, quanto vantaggio si ottiene?